Adina, credimi

Gaetano Donizetti – L’Elisir d’Amore – “Adina, credimi” – Tenore: Tito Schipa

L’elisir d’amore è un’opera in due atti di Gaetano Donizetti su libretto di Felice Romani.

Definita in partitura «melodramma giocoso», rientra a pieno titolo nella tradizione dell’opera comica, anche se in essa trova ampio spazio l’elemento patetico, che raggiunge la sua punta più alta nel brano più noto: la romanza cantata dal protagonista Nemorino, Una furtiva lagrima, e da altre bellissime romanze.

Il tenore assoluto ed ineguagliato nell’interpretazione dell’Elisir d’Amore, specialmente nelle romanze “Una furtiva lagrima” e  “Adina credimi” era Tito Schipa. Spartito alla mano, non c’è una indicazione dinamica che Tito Schipa, tenore leccese, non rispetti e spesso non amplifichi. Nell’ “Adina credimi” l’equilibrio fra l’indicazione di “legato” e quella di “con passione” è resa con equilibrio assoluto e irripetibile. Nemorino non è più l’ingenuo ragazzo ma diviene il giovane innamorato colpito nel profondo dei sentimenti. Qualcuno (grande ammiratore di Schipa, ma per nulla incline a peana e santificazioni come Rodolfo Celletti) ha parlato con riferimento a quest’esecuzione di “poesia”.
E l’esattezza del tenore cosiddetto di grazia nel ruolo è confermata da due grandissimi di scuola russa facenti parte della schiera dei tenori di grazia, Smirnov e Lemeshev. Sia chiaro, non hanno nulla a che vedere con i tenori dalla voce bianchiccia e dai suoni mal fermi, che nell’ultimo mezzo secolo sono stati etichettati tenori di grazia. Erano tenori che cantavano Tosca, Adriana, Traviata, Lucia, Fra’ Diavolo, Manon, Werther, Faust e Romeo di Gounod. Sono, però, voci chiare, molto dolci, ma timbratissime e di una assoluta saldezza nella zona, ove Nemorino deve esprimersi e deve avere una dinamica praticamente illimitata, pena un’esecuzione piatta, metronomica e, alla fine, noiosa.

Atto Primo:

La vicenda si svolge in un villaggio basco verso la fine del settecento. In una fattoria, mentre un gruppo di mietitori e mietitrici si concede sotto l’ombra di un albero un po’ di riposo, Adina, una ricca fittavola che non solo sa leggere e scrivere ma e’ anche erudita, e’ impegnata nella lettura dell’antica storia di Tristano e Isotta, innamoratisi per effetto di un filtro amoroso. In disparte, il timido contadino Nemorino si strugge d’infelice amore per la ragazza (Cavatina “Quanto e’ bella quanto è’ cara”): Divertita per la storia, Adina la legge ora ai contadini: Tristano, respinto da Isotta, beve un filtro amoroso e in un istante conquista il cuore dell’amata. (Cavatina “Della crudele Isotta”). Nemorino capisce di trovarsi in una situazione simile e vorrebbe venire in possesso anche lui di un filtro tanto portentoso: da povero e impacciato contadino qual’è non sa spiegare i suoi sentimenti ad Adina. Dal canto suo la ragazza e’ troppo orgogliosa per venire incontro all’ ingenuo Nemorino nella sua desolazione. Improvvisamente la scena si anima: un rullo di tamburo richiama la gente. Il sergente Belcore cerca acquartieramento per il suo drappello. Di bell’ aspetto e intraprendente, Belcore è’ l’esatto opposto di Nemorino. Con sguardi focosi e parole galanti riesce ad attirare su di se’ l’ attenzione di Adina e le fa persino delle proposte di matrimonio (Cavatina “Come Paride vezzoso”). Rimasta sola con Nemorino Adina gli fa capire l’ inutilita’ dei suoi sforzi per conquistarla: per lei, volubile e capricciosa, l’ amore fedele e’ una pura follia e per questo le piace cambiare amante ogni giorno (Duetto “Chiedi all’ aura lusinghiera”).

Nella piazza del villaggio c’e’ movimento, al suono di una tromba fa il suo ingresso su un carro dorato il dottor Dulcamara, un ciarlatano che si fa passare per un taumaturgo. Con parole tronfie che fanno subito presa sugli abitanti del villaggio lì’ accorsi in gran numero, Dulcamara vanta i suoi grandiosi successi come guaritore. Egli sa benissimo qual’ è la cosa piu’ importante: guadagnarsi la fiducia della gente. Questo furbacchione da ad intendere che sa sconfiggere non solo i malanni fisici ma anche quelli psichici. (Cavatina “udite, udite, o rustici”).

Nemorino pensa che quest’ uomo “miracoloso” faccia proprio al caso suo e vuole approfittare della buona occasione. Del racconto di Adina su Tristano e Isotta non ha compreso molto; che però’ esista un elisir d’ amore con cui si può’ conquistare il cuore della persona amata, questo si che l’ha capito. Pieno di curiosità’, chiede ora al prodigioso dottor Dulcamara se possiede anche “la bevanda amorosa della regina Isotta” Eccome! Dulcamara non ha bisogno di guardarlo a lungo per indovinare i suoi crucci: sa leggere sul viso del disperato Nemorino come su di un libro aperto. L’astuto medicastro vende cosi’ al candido semplicione una bottiglia di Bordeaux in cambio di uno zecchino, il suo intero patrimonio. In tutta serietaa’, Dulcamara aggiunge che l’elisir farà’ effetto dopo 24 ore, e cioè’ dopo che il ciarlatano ambulante se la sarà’ svignata. (Duetto “voglio dire”).

Nemorino, convinto di possedere finalmente l’ onnipotente elisir, comincia a berne dei sorsi …. e gli effetti (del vino!) non tardano a farsi sentire: a vista d’occhio diviene sempre piu’ euforico e sicuro di se’. Nei confronti di Adina egli ostenta una indifferente superiorità’. Adina e’ irritata e anche un po’ incollerita (Duetto “Esulti pur la barbara”), tanto più’ volentieri ella si lascia convincere da Belcore e da’ all’ irruente fanfarone il suo consenso al matrimonio che si dovrà’ celebrare tra sei giorni (Terzetto “in guerra ed in amor”).

A questo punto Belcore riceve un dispaccio con l’ordine di mettersi in marcia con il suo drappello gia’ la mattina seguente. Belcore propone allora che le nozze siano anticipate e celebrate in giornata. Nemorino, ricordando che l’elisir farà’ effetto solo dopo 24 ore, prega insistentemente Adina di attendere ancora un giorno prima di sposare Belcore. Invano! Frattanto tutti si fanno gioco dello smanioso Nemorino prendendolo per matto e si preparano a partecipare alla festa di nozze (Quartetto “Adina credimi”)

Atto Secondo:

Nella fattoria di Adina si preparano le nozze imminenti. Dulcamara e Adina improvvisano una scenetta dal titolo “La Nina gondoliera e il senator Tredenti  (Barcarola ” Io son ricco e tu sei bella”). Compare poi il notaio ma Adina differirà’ la firma del contratto di matrimonio, lo firmerà’ poi in serata quando anche Nemorino sarà’ presente alle nozze; così’ potrà’ vendicarsi di lui.

Giunge Nemorino, disperato! Dulcamara gli consiglia di prendere una seconda bottiglia di elisir per anticiparne l’ effetto. Ovviamente richiede un compenso in contanti ma Nemorino ha gia’ investito il suo intero patrimonio nella prima bottiglia ed è’ a corto di soldi e confida proprio al suo rivale Belcore di avere bisogno di denaro. Belcore ha subito una soluzione pronta: Nemorino dovrà’ arruolarsi nel suo esercito così’ potrà’ guadagnare venti scudi subito, all’atto dell’ arruolamento. Con questa mossa Belcore pensa di togliere abilmente di mezzo lo scomodo concorrente e Nemorino da parte sua può’ ora comprarsi un’ altra bottiglia dell’ elisir col quale spera di conquistare il cuore di Adina ancor prima di partir soldato. Il patto viene sancito da una stretta di mano (Duetto “Venti scudi”).

Miracolo su miracolo! Nemorino non sa ancora l’ultima nuova che la contadina Giannetta si affretta a raccontare in giro: lo zio di Nemorino è’ morto lasciandogli una grossa eredità’ (Coro “Saria possibile?”). Le belle del paese circondano di attenzioni il giovane che rimane totalmente sbalordito e cercano di ottenerne il favore. Nemorino è’ confuso e non senza ragione, sembra proprio che l’elisir cominci a mostrare gli attesi effetti ! Dulcamare è’ perplesso e Adina, che non sa nulla dell’ eredità’, osserva con sospetto le premure delle ragazze verso Nemorino. (Quartetto “Dell’elisir mirabile”). Tale sospetto rivela ora i veri sentimenti di Adina verso il giovane. Dulcamara, che intanto comincia a credere anche lui alla forza prodigiosa del suo elisir d’ amore, le racconta che Nemorino ha comprato da lui una pozione magica e che per procurarsi il denaro si è’ fatto arruolare da Belcore. Adina comprende tutto e quando Dulcamare offre anche a lei l’elisir la ragazza rifiuta sorridendo. Non ha bisogno di nessuna pozione: vuole riconquistare Nemorino con la sola forza dei suoi occhi e del suo sorriso. (Duetto “Quanto amore”).

Nemorino s’è’ accorto della “furtiva lagrima” spuntata negli occhi di Adina mentre le ragazze lo corteggiavano: ha ormai la certezza che il suo amore è’ corrisposto. (Romanza “Una furtiva lagrima”).

Adina ha intanto riacquistato da Belcore il contratto di arruolamento di Nemorino e glielo riporta, restituendogli così’ la libertà’ e finalmente vince la sua ritrosia e confessa a Nemorino tutto il suo amore. Nemorino è’ al colmo della felicità’! Belcore e’ ora il perdente ma nel prossimo viaggio saprà’ rifarsi lanciandosi in una nuova avventura: di donne può’ averne quante ne vuole! Vincitore è’ l’ astuto Dulcamara: sicuro di se’, si vanta di essere non solo riuscito ad unire i due amanti, ma anche ad arricchire Nemorino. Chi può’ metterlo in dubbio?

I paesani portano in trionfo il ciarlatano e comprano in gran quantità’ il suo magico “licore” (Aria finale “Ei correggge ogni difetto”).
 

Testo della romanza “Adina, credimi”
    NEMORINO     Adina, credimi, te ne scongiuro…
            non puoi sposarlo… te ne assicuro…
            aspetta ancora… un giorno appena…
            un breve giorno… io so perché.
            Domani, o cara, ne avresti pena;
            te ne dorresti al par di me.

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Una risposta a Adina, credimi

  1. Peyton ha detto:

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